Fai te, fa un tuo amico o faccio io!

“C’è sempre qualcuno che farà a meno”.

Come spesso capita, durante le attività che svolgiamo, si ha la necessità di “fare delle cose” che vanno alla di la della nostra competenza.

Questo può capitare sia nel lavoro come nella faccende di vita quotidiana.

In queste occasioni, ci si trova davanti ad almeno 2 decisioni:

La prima riguarda il tempo e la seconda la capacità di gestire in maniera autonoma il lavoro.

Il Tempo

  • Ho del tempo? E’ necessario dedicare del tempo a quest’attività?
  • Non ho tempo. Meglio dedicare tempo ad altre attività

Le Competenze

  • Riesco a farlo io?
  • Conosco qualcuno che mi può aiutare?
  • Chiamo un professionista?

Prima cosa da capire è se il tempo, nel caso fosse disponibile, è corretto dedicarlo a determinate attività o se conviene farle fare ad altre persone.

Una volta superato questo passaggio, dobbiamo capire chi farà il lavoro. A questo punto, c’è una stretta relazione tra tempo, competenza, costo e risultato.

Dipende dal tipo di attività che si deve fare.

Alcuni lavori, anche se non si è professionisti e non vengono realizzati a regola d’arte possono andar bene comunque o almeno diciamo, che ci si può accontentare.

Nei casi si conosca un amico, ci si può affidare a lui, ma “incrociamo le dita” che tutto vada bene, altrimenti rischiamo che il lavoro non sia stato fatto come vogliamo e perdiamo anche un amico.

L’ultimo caso ed è anche quello consigliato, è chiamare un professionista. A fronte di un costo, i vantaggi sono molteplici.

  • Individuazione della soluzione migliore in base a capacità ed esperienza
  • Riduzione di perdite di tempo

Stringendo il focus nella nostra attività, il campo d’azione per un “non addetto ai lavori nell’analisi dei dati” è veramente ridotto, poiché la soglia delle competenze è abbastanza elevata, ma molti manager tendono ad accontentarsi dalla reportistica fatta da qualche dipendente della propria struttura.

Come prima motivazione del perché si accontentano, è la “ristrettezza economica” sottostimandone l’importanza.

Com’è possibile prendere delle decisioni su dati incompleti o parziali quando sarebbe possibile avere della reportistica più precisa e dettagliata?

Eventuali riduzioni dei costi di un’operazione, veicolare meglio i soldi per determinati investimenti, insomma operazione che se non ponderate correttamente potrebbero far bruciare in un attimo un bel po’ di quattrini.

Da un lato, i manager hanno un’enorme necessità di analizzare l’andamento del proprio operato ad un livello molto dettagliato, ma molto spesso direzionano il budget aziendale su altre attività, più commerciali che analitiche.

Difficilmente è possibile scardinare una mentalità simile, e allora bisogna battere sulla percezione del problema numerico, sulla mancanza d’informazioni utili, cercando di “accendere la lampadina” del quanto sia più importante avere un quadro esatto della situazione che permetta di mettere in campo azioni mirate e chirurgiche.

Poi sinceramente, è già tanto sollecitare il discorso una volta. Se il manager ha la percezione che è di vitale importanza capire per filo e per segno i numeri della propria attività, ok, altrimenti è tempo perso.

Consiglio

  • Individua i punti di forza che potresti apportare all’attuale reportistica aziendale.
  • Individua le lacune della mancanza totale o parziale di determinate analisi.
  • Se sottovaluta l importanza dei numeri, passa al prossimo, fine dei discorsi.

Per scoprire tutti i dettagli ti aspetto al sistema “Dati di Guida” che ti fornisce un metodo per affrontare le varie richieste.

Immagine: There is always someone who will do it cheaper!, Pubblicata da: David Sanabria
Licenza Creative Commons: Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

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