Se rinasco, rinasco come te!

Ormai troppe volte ho sentito questa frase.

Da un lato mi fa piacere.

A chi non piacerebbe sentirsi dire frasi del tipo, “che bella vita che fai”, “tu si che stai bene”, “sei il ritratto della serenità, zero stress” per finire “Se rinasco, rinasco come te!”.

Tutte frasi legate ad una filosofia di vita che cerco di portare avanti giorno per giorno, riducendo al minimo gli aspetti “negativi” o troppo di “routine” del mio lavoro, per dedicarmi alla parte lavorativa che più mi piace.

Insomma, sono io che voglio scegliere dove andare e cosa fare.

E’ un po’ come tutte le cose, che all’inizio possono sembrare difficile, ma una volta che ci sei dentro, ti accorgi che la maggior parte del problema era nella tua testa.

Da non fraintendere. C’è sempre da lottare, tutti i giorni! Lavorare duro e senza sosta!

Inoltre, a dirla tutta, ci sono anche lavori che a volte non voglio fare.

Se fanno parte del pacchetto, l’obiettivo finale prevale sulla voglia, creando un approccio comunque positivo, e si fanno, stop.

Voglio essere molto chiaro con te e se vorrai, applicando gli stessi principi alla tua realtà, magari riuscirai ad avere una vita lavorativa più serena ma allo stesso tempo frenetica.

Voglia di imparare, di migliorare, di far bene con la consapevolezza di seguire la strada corretta anche se magari economicamente non sarà da subito quella definitiva.

Ora un passo fondamentale che devi fare è:

Uccidere le “continue” urgenze.

Se ancora non ti sei reso conto, le urgenze ci sono in qualsiasi lavoro, primo perché non sempre tutto va come dovrebbe e secondo non è possibile prevedere e programmare tutto.

Se è spot, l’urgenza è fisiologica, ma se è un continuo bombardamento di richieste, forse qualcosa non va.

99 su 100 il tassello debole sei tu!

Per farti un esempio:

  • Programmare l’acquisizione dei futuri lavori, evitando semplicemente che si possano verificare delle urgenze.
  • Informare in anticipo i clienti dei possibili fattori di rischio su cui non c’è nessun bisogno di creare un’urgenza.
  • Analizzare le richieste e verificare il danno economico-organizzativo derivante da qualche ora o qualche giorno di ritardo.
  • Se un’urgenza è troppo ripetitiva e simile, cercare di creare un flusso per gestirla, meglio ancora cerca di creare un sistema per gestire automaticamente o quasi.
  • Fare domande per capire effettivamente se è un’urgenza di business o solo del richiedente.

Questi sono alcuni consigli che se applicati sin dall’inizio del rapporto ti salvano letteralmente le chiappe!

Se invece sei già sotto qualche metro di “urgenze”, quella di porre domande per iniziare a modificare il rapporto sedimentato tra te e chi ti fa le domande, potrebbe essere un primo passo avanti.

Lo so che non è facile, ma se le domande sono fatte in maniera costruttiva il risultato che dovresti ottenere, più che di un rompipalle, è di un collaboratore interessato a quello che si sta facendo.

Alternativa? Rimani a piangere dove sei…

Nello specifico, come PDD, in alcune situazioni i richiedenti potrebbero essere molteplici e porre le domande sul perché è urgente una richiesta e cosa s’intende per “urgente”, potrebbe già farti prendere una bella boccata di ossigeno.

Automatizza e crea dei flussi. Organizzati il lavoro.

Tutti si sentono in dovere di chiederti qualcosa in qualsiasi momento?

Chi gli ha dato questa possibilità?

Molto probabilmente tu non hai mai concesso queste cose ma, non hai nemmeno fatto nulla per far capire che questo modo di lavorare non è efficiente.

Organizzarsi individualmente e nel caso il lavoro preveda anche l’organizzazione di altre risorse, deve prevedere un flusso di lavoro organizzato e schedulato, dove tutti rispettano le regole.

Conseguenza di chi non rispetta le regole e di conseguenza anche il lavoro degli altri e dell’azienda?

Se fosse per me, via a calci nel sedere…

Purtroppo, a volte bisogno arrivare alla “frutta” per far migliorare le cose, e ci vuole anche una certa dose di coraggio.

Come vedi, se non rispetti questo consiglio, e ti mangi il fegato per chi non fa il proprio lavoro e incide direttamente sul tuo operato, inevitabilmente ti “peggiora” la situazione lavorativa.

Diventa l’esperto in quello che fai.

Formazione, comunicazione, collaborazione.

Fai di tutto per trasferire le tue competenze in maniera concreta ed efficace a chi collabora con te.

Prima sarai considerato uno “con le palle” su quello che fai, e prima quello che comunichi prenderà valore.

Non sempre è facile e ogni tanto si devono prendere decisioni controcorrente, ma proprio in queste occasioni, se affrontate con determinazione, si possono portare a casa buoni frutti.

Non dico di imporsi, ma di spiegare sempre la propria posizione sul perché si dovrebbe seguire una determinata strada e quali sarebbero eventuali rischi di seguirne altre.

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